Dalle pagine del Fatto Quotidiano Silvia Truzzi ci spiega che la legge che disciplina il prezzo dei libri
tutela le librerie indipendenti. Dal 2008 le botteghe librarie hanno perso il 4% all’anno di quota di mercato (oggi sono un terzo del mercato). Ed è più che un peccato perché tra il libraio e il ragazzino che fa il commesso in una grande catena c’è una differenza abissale (con le consuete, dovute eccezioni): l’amore per i libri, la conoscenza, la capacità di consigliare un cliente e orientare il consumo culturale.
Questo dovrebbe essere un bene perchè
il libro non è un soprammobile o un souvenir. È anche un oggetto, un oggetto del tutto speciale. Ha una forma e un aspetto esteriore. Ma ha un’anima. I libri ci fanno compagnia, ci aiutano a crescere, illuminano personaggi e storie. Hanno, nelle viscere, le idee.
Al di là della retorica spicciola (ognuno fa campagna per quel che vuole si tratti di animali abbandonati o piccoli commercianti) sembra lecito chiedersi:
- Perchè provare a tenere alti i prezzi dovrebbe aiutare i piccoli commercianti? Perchè i consumatori hanno l’anello al naso e non sanno reagire a queste politiche?
- Paura che qualcuno venda in perdita? Mai pensato che la Grande Distribuzione e l’e-commerce potrebbero semplicemente essere più efficienti dei rivenditori al dettaglio oltre che più comodi?
- Se questi librai hanno cose interessanti e utili da dire, perché non si fanno un blog (che magari vende anche i libri che recensisce e consiglia)?
- E con quelli che i libri li comprano e li leggono in formato digitale (sul telefono, tablet o pc) che facciamo? Gli mettiamo una bella tassa extra?
- E se poi la gente si stanca e comincia a scaricali illegalmente i libri?
nella legge c’è una grande – fondamentale – lacuna. Non si prevede nessuna agevolazione per le biblioteche. Se i libri costeranno di più, meno persone (pensionati, disoccupati, studenti) potranno permettersi di comprarli. (..)L’esempio più noto è quello della Norvegia che compra tremila copie di ogni libro da distribuire alle biblioteche.
Concordo. Limitare lo sconto sui libri per legge oltre che essere illiberale è anche la conferma di un apparato dello Stato che vuole tutti bambini.
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Bell’articolo!
Io compro spesso on-line perchè non ho tempo di andare in libreria, dove difficilmente trovo ciò che cerco. Inoltre le librerie on-line mi offrono edizioni internazionali molto specializzate, che sono una ottima fonte di informazioni fondamentali per rimanere al passo coi tempi nel mio lavoro. Non capisco questa avversione ad Internet. Ben venga lo sconto. Compro anche da distributori più piccoli quando cerco titoli particolari, DVD di nicchia e simili.
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