Le recenti discussioni in merito alla riforma del mercato del lavoro hanno riportato l’attenzione anche sulla palese disparità di trattamento esistente tra lavoratori pubblici e privati
(si vedano a questo proposito gli articoli di Alberto Bisin su repubblica e di Michele Fusco su Linkiesta).Non sarebbe dunque auspicabile nei confronti dei dipendenti pubblici un qualche tipo di “flessibilità in uscita”, non dico paragonabile a quella dei dipendenti privati, ma che almeno un tentativo di intaccare l’idea granitica di posto a vita, che induce inevitabilmente alcuni ad abusare di questo livello di protezione?
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