I miei valori
Parlando di valori gli azzeccagarbugli che amano la retorica danno il peggio. Io, per non correre questo rischio, parlo di valori che sono dei riferimenti per valutare le azioni concrete: ogni comportamento può configurarsi come rispetto o infrazione di un sistema di valori (al netto delle azioni che il buon senso ci dice non avere a che fare coi valori).
I miei valori e, quelli che credo Fare dovrebbe avere sono:
- trasparenza
- libertà e coscienza dei propri limiti
- concorrenza e merito
- autocritica
- solidarietà
La trasparenza è la risposta alla domanda storica chi custodisce i custodi? Ossia tutti possiamo e dobbiamo vigilare su tutti. Trasparenza significa chiarezza e non può essere mediazione o interpretazione o approssimazione.
Se amministro i soldi di qualcun altro, dei contribuenti, dei tesserati o degli amici in pizzeria devo poter rendere conto di ogni singolo euro speso e non a parole o sulla fiducia, ma con evidenze tangibili. Ogni deroga a questo tipo di chiarezza è un velo di opacità
Trasparenza è votare palesemente ogni volta che si può, dare alle decisioni e soprattutto agli errori il proprio nome e cognome e avere il coraggio delle proprie opinioni e del rispetto degli impegni presi.
Libertà vuol dire comprendere il delicato equilibrio tra il rifiuto dell’ingerenza arbitraria sulla propria vita e la cognizione delle conseguenze delle proprie azioni sulla vita degli altri. Dunque non è possibile affermare la propria libertà senza prima rispettare quella degli altri. La democrazia è una manifestazione del fatto che per essere liberi, posto che nessuno di noi è un isola, occorre accordarsi per convivere insieme. La legge è quello strumento che tutela la libertà, dunque posto che nella redazione delle leggi è necessario il coinvolgimento di tutti, in nessun caso può dirsi libertà l’informazione della legge. Lo stato è quel meccanismo che
Concorrenza e merito sono due facce della stessa medaglia poiché non vi può essere l’una senza l’altro e viceversa. Qualunque monopolio, sussidio o discriminazione equivale al vantaggio di pochi a danno dei molti, dunque occorre sempre perseguire la parità delle opportunità per tutti i membri della società.
Autocritica vuol dire che chi sbaglia paga e che non c’è futuro per chi non riconosce i propri errori. Questo deve valere tanto per il singolo, quanto per i gruppi organizzati. Solo chi non fa non sbaglia, ma solo chi non riconosce i propri errori, non farà mai meglio. Chi vuol essere libero di criticare deve essere aperto a ricevere critiche.
Solidarietà vuol dire che la massima tutela dell’individuo, della sua libertà e della possibilità di accordarsi con gli altri, non può prescindere dal rispetto e dal doveroso sostengo nei confronti di chi si trova in momentanea o permanente difficoltà
Da questi valori discende l’idea che lo stato, il partito e le istituzioni non siano entità a se stanti, ma gruppi di individui, singolarmente fallibili e corruttibili e che pertanto occorrano meccanismi di bilanciamento per prevenire e rimediare agli errori e alle scelte delibate in danno altrui.
Uno stato minimo che non intervenga là dove i cittadini possono accordarsi da soli che si configuri come una organizzazione al servizio della collettività per lo svolgimento di quelle attività dove il mercato non è applicabile.
Discende anche l’idea che occorra dare la massima autonomia agli enti locali in ottica federalista non demandando al centro quel che si può meglio decidere e attuale in periferia.
Che nessuno debba essere arbitrariamente escluso dal mercato del lavoro o limitato nell’espressione delle proprie libertà così come che nessuno debba essere indebitamente sussidiato o protetto dalla concorrenza.
Questi i miei valori e quelli che vorrei per fare.
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