Secondo me in fermare il declino e poi in Fare il tema dell’identità è stato spesso dato per scontato e questo a mio avviso oltre a rendere difficile a chi era fuori comprenderci ha generato numerosi malintesi, contribuendo a una strana convivenza tra anime differenti.
Il fatto di dare sempre per scontata l’esistenza di una identità, di un nucleo condiviso ci ha fatto ragionare come se tutto sommato facessimo tutti parte della stessa parrocchia, mentre, se poi ti fermi un istante a riflettere ti accorgi che forse pratichiamo religioni diverse.
A scanso di equivoci ho pensato di metter giù in modo semplice semplice quelli che io considero i tratti caratterizzanti del partito che vorrei, così si capisce subito di che cosa stiamo parlando ed è facile e immediato per tutti capire se vogliono stare nello stesso partito con me. Perché sulle banalità generiche, generali e generose è facile essere tutti d’accordo, occorre avere la correttezza di esprimersi sulle questioni su cui ci si divide.
Il partito che vorrei propone una nuova politica, perché quella vecchia, coi suoi mestieranti a cui bisogna trovare una seggiola e con i compromessi che vengono prima dei principi ha fatto il suo tempo. Se Fare dev’essere l’ennesimo simbolo civetta di un PDL che si è rifatto il trucco o la stampella di PD che Renzi fatica a tenere insieme coi cerotti, io dico: no grazie, non ci tengo a fare la brutta copia di pessimi originali. Se vuoi fare l’ennesimo partito del leader infallibile e indispensabile, o costruirlo su immaginarie e inattuali convergenze parallele e geometrie variabili, non lo farai nel mio nome: io e te non stiamo nello stesso partito.
Ma cos’è la nuova politica in concreto?
- E’ un servizio temporaneo prestato da gente che ha combinato altro nella vita
- E’ la risposta ai problemi del paese non alle beghe di 4 gatti concentrati sul proprio ombelico
- E’ gruppo di gente con valori comuni che su quei valori non scende a compromessi
- E’ una squadra dove tutti passano la palla e si mandano avanti i migliori per vincere
Il punto 1 è la classica cosa bella da dire e scomoda da fare. Servizio temporaneo significa che poi te ne devi andare. Di più significa che te ne vai adesso se arriva uno che è più adatto di te. Se se i pronto ad andartene da subito e a portare acqua facendoti da parte io e te siamo nello stesso partito. Manifesto per fare ha invitato tutti a contribuire e candidarti e a competere lealmente. Non ho visto inviti analoghi dagli altri fronti. La differenza si fa con le azioni, non con le parole.
Il punto 2 vuol dire che se il tuo ego viene prima del nostro progetto, se metti avanti l’amicizia e fedeltà alle persone al riconoscimento della realtà, delle capacità dimostrate e delle responsabilità individuali sulle scelte prese, io e te non siamo nello stesso partito.
Il punto 3 vuol dire la mancanza di alcuni valori (tipo il rispetto delle regole, la trasparenza, la responsabilità individuale) ha portato il paese dove siamo e solo il ripristino di questi può fermare il declino e invertire la tendenza. Se vuoi costruire qualcosa che sia annacquato in partenza con compromessi di dubbia utilità (ma hai visto che fine ha fatto Monti?) allora non lo farai nel mio nome.
Il punto 4 vuol dire che in una squadra ci vuole che chi tira in porta e chi passa la palla. Qualche volta per far vincere la squadra devi restare in panchina. Io sono ampiamente disponibile a farmi da parte e voglio giocare in una squadra dove tutti possono dire altrettanto.
Insomma il partito che vorrei è fatto di idee e persone nuove ed è aperto a tutte le persone e le idee nuove. Può essere aperto (entro certi limiti) anche a chi proviene dalla vecchia politica, purché sia disposto a lasciarsi alle spalle gli schemi mentali che ci hanno portato alla rovina. Il partito che vorrei si fonda sui fatti e i comportamenti in accordo con un sistema di valori, piuttosto che sulle vuote dichiarazioni di principio di chi predica una cosa e ne pratica un’altra.
A me è chiaro cosa voglio fare e con chi voglio (e non voglio) stare. A te?
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