Il decreto legge del 24 gennaio 2015, n. 3 (“Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti”) prevede all’art 7 l’istituzione di una Società per azioni che intraprenda “iniziative per il rilancio di imprese industriali o gruppi di imprese con sede in Italia (di seguito, le “Imprese”) che, nonostante temporanei squilibri patrimoniali o finanziari, siano caratterizzate da adeguate prospettive industriali e di mercato, ma necessitino di ridefinizione della struttura finanziaria o di adeguata patrimonializzazione o comunque di interventi di ristrutturazione.”

Come già evidenziato da Alessandro De Nicola su Repubblica, (che ha anche ribattezzato la nuova società Jep in onore del protagonista de “La Grande Bellezza”) questa iniziativa ricorda pericolosamente la GEPI, una pagina non proprio edificante della politica industriale recente del nostro paese che si calcola sia costata ai contribuenti oltre 10 miliardi di euro.
Ma cos’è che non funziona nell’idea, in apparenza nobile, che lo Stato possa accorrere al capezzale delle imprese in difficoltà per trarle in salvo come un valoroso cavaliere bianco?
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