Secondo Giuliano Poletti i giovani che lasciano il paese “non sono necessariamente i migliori”. Questo volendo tenere fede alla immancabile rettifica del caso, perché l’affermazione iniziale faceva riferimento a “gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.
Lasciando da parte i toni, non esattamente in linea con quello che ci si potrebbe attendere da un ministro, e la troppo facile ironia verso un governo che dimostra la propria attenzione verso i giovani scegliendo una sindacalista al ministero dell’Istruzione, proviamo a concentrarci nel merito della questione: o chi rilascia dichiarazioni del genere non ha idea delle drammatiche conseguenze per il sistema Paese dell’emigrazione giovanile, aggravata dall’elevato livello di istruzione della maggioranza di quelli che si trasferiscono, oppure ce l’ha e deliberatamente prova a distogliere l’attenzione dalla gravità del problema. In nessuno dei due casi il ministro fa una bella figura.
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