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Al termine di un percorso negoziale durato più di un anno, la normativa europea sugli accantonamenti per i crediti deteriorati (Non Performing) è stata finalmente aggiornata. Oggetto delle principali discussioni e trattative è stata la griglia in base alla quale, col trascorrere del tempo dalla data di classificazione di un credito come deteriorato, gli accantonamenti dovranno essere progressivamente aumentati.
=> Nuove Regole UE: maggiori accantonamenti per le banche
La società di consulenza Price Waterhouse Coopers (PWC) ha dedicato l’ultimo numero del suo report periodico sul mercato italiano dei crediti deteriorati (Non Performing Exposures o NPE) alle conseguenze della pandemia in corso e ha scelto un titolo particolarmente indicativo: “Ready to face the crisis” (pronti ad affrontare la crisi).
=>PWC segnala nei prossimi 18 mesi crediti deteriorati in crescita da 60 a 100 miliardi
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In un articolo recente, Tito Boeri si è espresso in modo critico sulla volontà del governo di estendere indiscriminatamente il divieto di licenziamento a tutto il 2020 e di accordare una decontribuzione a tutte le imprese che smettono di usare la cassa integrazione.
Trattandosi di un argomento piuttosto delicato non sono mancati gli attacchi di carattere politico e i fraintendimenti basati sulla scarsa conoscenza dell’economia del lavoro.
=> A chi conviene il divieto di licenziamento?
Nel corso dell’audizione dell’ Ufficio Parlamentare di Bilancio sul PNR 2020 e sulla Relazione al Parlamento sullo scostamento di bilancio è stato fornito un dato che ha eccitato le fantasie anti-impresa di una certa stampa nostrana:
=> Quanti sono i “furbetti” dalla CIG?
Dopo cinque giorni di trattative è stato finalmente raggiunto un accordo sul Recovery Fund,che conferma una raccolta complessiva di 750 miliardi sul bilancio europeo 2021-2027 che sarà potenziato arrivando a un totale di 1074 miliardi. L’Italia dovrebbe ricevere il 28% degli stanziamenti totali pari a circa 209 miliardi ripartiti tra 127 miliardi di prestiti e 82 miliardi di trasferimenti.
=> Recovery Fund: accordo per 750 miliardi di cui 209 all’Italia
Osservando la realtà economica e sociale italiana muovere delle critiche risulta spesso più facile che fare delle proposte. Per questo motivo, non di rado chi analizza ed evidenzia le disfunzioni del nostro paese viene tacciato di eccessivo pessimismo e accusato di non fornire alcuna indicazione costruttiva.
In questo breve post proverò a fornire delle proposte su un tema abbastanza caldo come quello del corretto impiego delle risorse derivanti dal Recovery Fund. Immaginiamo di scrivere una lettera al presidente di una immaginaria task force istituita per individuare le modalità ottimali di impiego delle risorse ottenute grazie al programma Next Generation EU (a proposito, avete letto di qualche gruppo di lavoro che si stia occupando del tema?)
=> Lettera aperta a un direttore di task force (via Econopoly 24)
Avevo commentato su Econopoly 24 la prima offerta di acquisto di Intesa Sanpaolo su UBI evidenziando come, pur presentando aspetti positivi in ambito domestico e nel breve termine, lasciasse non poche perplessità su un orizzonte di più ampio respiro, specie con riferimento ad una prospettiva globale.
Fatti i dovuti aggiustamenti per i “rilanci” effettuati rispetto alla proposta iniziale, il giudizio sulla fusione rimane invariato e, ora che l’offerta di acquisto e scambio è stata accettata da un numero di azionisti UBI sufficiente a decretare il successo dell’iniziativa, si può tentare qualche riflessione di carattere più generale rispetto al sistema paese e all’industria dei servizi finanziari in generale.
=> Banca di Sistema contro Banca di Stato (da Econopoly24)
Le partite di calcio, di tennis e rubamazzo tipicamente hanno un vincitore. Già quando si tratta di guerre la questione è più complicata (ricordate la storia di Pirro?). Un negoziato come quello che si è appena svolto in seno al consiglio europeo per definire ammontare e termini del piano Nex Generation EU si conclude tipicamente con un compromesso in seguito al quale tutti ottengono qualcosa e rinunciano a qualcos’altro.
Visto che uno scenario del genere non si presta a titoli sensazionalistici e necessita di un po’ di impegno sia da parte di chi lo racconta che chi dovrebbe comprenderlo, si preferisce una narrazione polarizzata tra buoni, tipicamente il nostro governo,anche quando agisce in modo impresentabile e cattivi, inclusi quelli che ci fanno notare che la realtà semplicemente è diversa da come vorremmo noi.
=> Chi ha vinto il braccio di ferro sul Recovery Fund?
Sul pasticciaccio brutto di Autostrade si capisce francamente poco. Ha Vinto il governo? Ha vinto lo stato? Il mercato cattivo pur di fare profitti fa crollare i ponti, lo stato buono gestisce sempre bene e in sicurezza (come può costatare chi ha mai circolato sulla rete ANAS).
Una vicenda complicata dove dettagli tecnici e opportunità politica possono facilmente confondere le idee. Aggiungete a questo le complicazioni giudiziarie legate al tragico crollo del ponte Morandi ed avrete il classico garbuglio all’italiana dove tutti possono reclamare una qualche vittoria e l’unico perdente certo è il cittadino male informato.
=> Governo, Autostrade e il gioco delle tre carte
In questi giorni leggiamo del Monte dei Paschi che si scinde dividendo la “parte cattiva” o Bad Bank da quella buona (dove abbiamo già sentito questa storia?), mentre la Banca Popolare di Bari si trasforma in SPA. Si aprono le danze di fusioni e/o acquisizioni che con terminologia anglosassone vengono chiamate Mergers & Acquisitions (M&A) e si parla di nozze tra l’anziana senese e il neonato Banco BPM con la benedizione del tesoro che dovrebbe uscire dal capitale della banca salvata. Cosa manca in questo racconto abbastanza tecnico quando non troppo noioso?
=> Il banco vince sempre (e la banca pure)
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Leggi la mia proposta per un Meccanismo unico di sostegno all’economia
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