Abbiamo visto che in ogni periodo, se il governo spende più di quanto incassa, qualcuno deve finanziare il suo deficit di bilancio. Questo vale per il singolo periodo. Tuttavia quanto uno stato realizza disavanzi di bilancio per diversi anni il debito si accumula. Abbiamo quindi una nuova voce che entra nel bilancio: il rimborso di capitale e interessi del debito contratto in passato.
Se prendo in prestito cento euro presso un istituto bancario e ne rimborso centodieci si dice che cento è il capitale che ho preso in prestito e poi restituito, mentre dieci sono gli interessi ossia il compenso che riconosco alla banca per avermi concesso il prestito.
Con il debito pubblico funziona in modo abbastanza analogo: lo stato mette in vendita dei titoli, che possiamo immaginare come un pezzo di carta con su scritto “rimborserò l’importo X alla data Y”. In particolare questi titoli funzionano in modo che lo stato debba pagare gli interessi periodicamente e rimborsare il capitale a scadenza. Nella pratica il meccanismo è leggermente più complicato, ma afferrare il concetto di base non sono necessari approfondimenti tecnici ulteriori.
In genere gli stati sovrani quando arriva il momento di rimborsare il capitale possono emettere nuovi titoli per raccogliere nuovi fondi con cui pagare quelli in scadenza.
Esempio: il tesoro italiano oggi vende un titolo di debito che chiameremo obbligazione 1. E’ un pezzo di carta su cui c’è scritto che lo stato riceve 100€ oggi e si impregna a pagare a pagare interessi per 1,5€ ogni anno e rimborsare il capitale di 100€ dopo 5 anni.
Dunque per il governo ci saranno i seguenti movimenti di denaro (flussi di cassa)
- Anno 0: + 100€ riceve il capitale in cambio di una promessa di restituirlo con interessi
- Anno 1: – 1,5€ paga interessi
- Anno 2: – 1,5€ paga interessi
- Anno 3: – 1,5€ paga interessi
- Anno 4: – 1,5€ paga interessi
- Anno 5: – 101,5€ paga 1,5 di interessi e restituisce il capitale di 100€
Immaginiamo che all’anno 5 il governo emetta un nuovo titolo che chiameremo obbligazione 2 del valore di 100€ con le stesse condizioni di obbligazione 1. Con i 100€ ricevuti emettendo obbligazione 2 il governo può rimborsare quanto dovuto ai compratori di obbligazione 1.
Si capisce che il meccanismo può andare avanti all’infinito e che le uniche cose di cui è necessario preoccuparsi sono:
- Che ci sia sempre qualcuno disposto a comprare nuovi titoli, in modo da poter ripagare quelli che scadono col ricavato delle nuove emissioni
- Che ci siano soldi sufficienti per pagare gli interessi alle scadenze temporali convenute
Per questo motivo in genere ci si concentra sulla sola componente di interessi da pagare, perché sono quelli che incidono sul bilancio dello stato, mentre il capitale, finché si trovano acquirenti per i nuovi titoli, viene rimborsato “rinnovando” il debito.
Se il debito accumulato nel tempo è molto elevato e la quota di interessi da pagare ogni anno può essere utile calcolare un saldo parziale del bilancio dello stato che non comprenda questa voce. Si chiama saldo primario ed è dato dalle entrate, meno le uscite che non includono la spesa per interessi.
Perché questa complicazione?
Per comprendere quanto la “zavorra” del debito accumulato in passato costituisca un vincolo per il bilancio presente e possa dare luogo ad un circolo vizioso che porta il debito pubblico a crescere nonostante lo stato spenda meno di quanto incassa.
Il saldo primario misura il contributo che il bilancio dello stato da all’accumularsi del debito, se non consideriamo gli oneri dovuti per interessi.
Avere un avanzo primario, come accade in Italia da molti anni, vuol dire che, a parità di tutte le altre condizioni (vincolo fondamentale), se non ci fossero da pagare interessi sul debito passato, il governo potrebbe ridurre gradualmente la consistenza del debito usando le entrate in eccesso rispetto alle uscite.
Questo dovrebbe anche farci capire quanto l’eredità negativa del debito accumulato in passato possa influenzare le scelte politiche presenti.
Tuttavia gli interessi da pagare ci sono, che senso ha tenere questa contabilità separata?
Per valutare correttamente lo stato delle finanze pubbliche e capire i vincoli che condizionano le scelte dei politici, non è sufficiente guardare la situazione in un singolo istante, ma occorre valutare l’evoluzione nel tempo dei saldi di bilancio e misurarli in proporzione alle dimensioni dell’economia di riferimento per cui tipicamente vengono rapportati al prodotto interno lordo.
Abbiamo visto che lo stato non deve preoccuparsi di rimborsare la quota capitale del proprio debito, perché può emetterne di nuovo per ripagare quello in scadenza.
Il profilo su cui deve concentrare la propria attenzione è che nel tempo il debito non cresca più velocemente di quanto cresce l’economia, perché in tal caso gli operatori avrebbero la percezione che prima o poi gli oneri legati alla gestione possano diventare eccessivi e dunque insostenibili.
Per controllare la velocità con cui cresce il debito è fondamentale tenere sotto controllo la spesa per interessi e il saldo primario. Un disavanzo primario implica che la gestione ordinaria dello stato (che non considera la spesa per interessi) sta aggiungendo nuovo debito a quello esistente. Un avanzo primario ha il significato opposto.
Se il discorso sembra farsi complicato non spaventatevi, diventerà più chiaro passo dopo passo.
Per ora è sufficiente ricordare che:
- Sul debito pubblico accumulato nel tempo è necessario pagare degli interessi e questa voce può incidere in modo rilevante sul bilancio dello stato e condizionare le scelte di chi è al governo
- Una misura che è utile tenere d’occhio è il saldo primario, dato dalle entrate, meno le uscite senza conteggiare tra le uscite la spesa per interessi
- Quando il debito accumulato supera una certa dimensione si crea un circolo vizioso per il quale gli interessi da pagare sul debito passato obbligano lo stato a contrarre nuovo debito aggiuntivo peggiorando la propria posizione
Note e Riferimenti:
Andamento dei conti pubblici in Italia: entrate, spese, saldi e interessi (1980-2019)
L’avanzo primario italiano, una storia virtuosa,
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