Capitolo 3 #LaFinanzaInSoldoni Il debito assoluto non conta

Sul debito, gli interessi e il saldo del bilancio pubblico, fuori dai dibattiti tecnici per gli esperti è molto difficile trovare discorsi sufficientemente obiettivi: i politici avranno interesse a scaricare le proprie responsabilità, mentre i giornalisti troppo spesso amano concentrarsi su narrazioni sensazionalistiche (l’austerità, i vincoli esterni dell’Europa etc) piuttosto che sforzarsi di raccontare una realtà complicata.

Nei capitoli precedenti abbiamo visto come esista un “debito buono” e uno “cattivo” e di come gli interessi da pagare sul debito passato possano dare luogo ad un circolo vizioso nel quale il debito aumenta anche se lo stato spende meno di quanto incassa. Per farci un’idea corretta del fenomeno, dobbiamo ritornare in prima istanza ai motivi per i quali il debito dovrebbe essere contratto, così da comprendere le conseguenze che si verificano quando ci si indebita per ragioni indebite (non ho resistito al gioco di parole)

Uno stato dovrebbe indebitarsi solo per destinare risorse ad investimenti che produrranno maggiore crescita futura: in questo modo, la maggiore crescita consentirà di ripagare gli interessi dovuti sul debito senza problemi. Dunque la prospettiva che un paese sia capace di rimborsare gli interessi rassicura i sottoscrittori del debito e consente il verificarsi di un meccanismo virtuoso nel quale il debito esistente può essere rinnovato ad ogni scadenza e il governo è pienamente in grado di pagare gli interessi con le proprie entrate.

Esistono ovviamente una serie di impieghi che vengono percepiti come meritori quali aiutare i cittadini più deboli, migliorare i servizi sanitari oppure l’istruzione. Tuttavia il modo corretto per finanziare queste spese è agire sulla fiscalità raccogliendo imposte, oppure riducendo altre spese meno utili alla collettività, come coprire le perdite di aziende fallite di fatto da tempo come Alitalia o diverse società municipalizzate.

Non è corretto indebitarsi per finalità meritorie poiché questo porta ad accumulare una quantità di debito potenzialmente pericolosa che potrebbe innescare i circoli viziosi descritti in precedenza.

Se è opportuno fare debito solo per destinare risorse ad investimenti che portano crescita, non sempre è agevole distinguere quali debbano essere questi investimenti e, se il contributo da essi apportato alla crescita sia tale da ripagare il costo del debito aggiuntivo contratto. Ci troviamo di nuovo di fronte a questioni in apparenza troppo complicate.

Un modo più semplice per guardare a questa questione è osservare come cambia la dimensione del debito nel tempo e mettere in rapporto questo andamento alle dimensioni dell’economia. Per questo motivo un indicatore estremamente importante è il rapporto percentuale tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo.

Il debito pubblico è la somma di tutti i titoli che lo stato ha emesso nel corso della storia per finanziare i propri disavanzi di bilancio. Il prodotto interno lordo è la quantità di beni e servizi finali prodotti nel paese nell’unità di tempo e la misura comunemente più usata per quantificare la dimensione dell’economia.

Un debito pubblico grande circa il 60%-70% del PIL viene ritenuto in generale accettabile e in tutti i casi in cui in un trattato internazionale o in un programma di risanamento sono indicati degli obiettivi tra questi è previsto che l’impegno portare il rapporto tra debito e Pil il più vicino possibile a questi livelli.

Il rapporto Debito/ Pil in Italia era intorno al 130% prima dello shock derivante dalla pandemia ed è atteso in crescita oltre il 150% a causa di questo evento eccezionale.

Ma questo rapporto fotografa un solo istante, mentre abbiamo detto che quello che conta è l’evoluzione, dunque l’altra variabile cruciale da tenere presente è la crescita dell’economia.

Un debito pubblico anche molto elevato rispetto al PIL è ritenuto accettabile se l’economia cresce a sufficienza per ripagare gli interessi e nel lungo periodo far convergere il rapporto su un livello ritenuto accettabile.

Per quale motivo?

I dettagli tecnici sulla valutazione della sostenibilità del debito pubblico non possono essere illustrati senza ricorrere a formule matematiche. È tuttavia possibile spiegare il concetto in modo intuitivo: se il tasso di crescita di un’economia è superiore al tasso d’interesse medio pagato sul debito allora il debito è sostenibile.

Abbiamo visto in precedenza il ruolo giocato dalla spesa per interessi, aggiungiamo ora il contributo dato dalla crescita dell’economia. In genere le entrate dello stato sono proporzionali al passo al quale l’economia di un paese cresce. Dunque la crescita contribuisce positivamente alla voce entrate, mentre la spesa per interessi contribuisce negativamente alla voce uscite.

Un tesso di crescita dell’economia maggiore del tasso medio d’interesse sul debito, significa che nel tempo il contributo positivo alle entrate sarà maggiore di quello negativo sulle uscite, dunque sarà necessario finanziare in misura minore i disavanzi, il debito crescerà meno dell’economia e il rapporto debito/pil che misura questo fenomeno diminuirà.

Se non tutto sembra chiaro a questo punto non c’è da preoccuparsi, per ora teniamo a mente che:

  1. Non conta la dimensione del debito in assoluto, conta la proporzione tra debito e dimensione dell’economia (rapporto debito/Pil)
  2. Non è importante concentrarsi sul debito in un dato istante, ma occorre osservare l’andamento del tempo delle sue dimensioni rispetto all’economia: se l’economia cresce più velocemente di quanto non cresca il debito allora non c’è da preoccuparsi  
  3. Si dice che il debito pubblico di un paese è sostenibile nel medio periodo se il suo rapporto rispetto al pil tende a diminuire e ad attestarsi ad un livello ritenuto accettabile (60-70%), affinché questo si verifichi è necessario che il tasso di crescita dell’Economia sia maggiore del tasso di interesse mediamente pagato sul debito

Note e Riferimenti:

WHAT IS DEBT SUSTAINABILITY?

La Finanza in Soldoni è un progetto multicanale volto alla promozione di una corretta informazione e adeguata comprensione dei fenomeni economici. Oltre al libro include un podcast e una serie di video su Youtube.

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Pubblicato da Massimo Famularo

Investment Manager and Blogger Focus on Distressed Assets and Non Performing Loans Interested in Politics, Economics,

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