La procura di Milano, dopo una approfondita indagine realizzata dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, ha contestato alle principali società di delivery Food diverse irregolarità e violazioni della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori.
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La regolamentazione dei cosiddetti Gig workers è un tema complesso, che si presta a facili strumentalizzazioni ideologiche e mette in luce come in molti casi le regole che disciplinano le prestazioni lavorative siano inadeguate rispetto alle evoluzioni dei rapporti tra lavoratori e imprese.
C’ è una profonda e insopportabile ipocrisia nella battaglia ideologica per l’attribuzione ai lavoratori di tutele tanto estese da erodere la convenienza di chi dovrebbe acquistarne i servizi.
L’epoca delle fabbriche infernali, dove i lavoratori operavano in condizioni disumane e per orari insopportabili semplicemente non esiste più e, come testimoniato dalle sanzioni comminate alle imprese del food delivery la battaglia per una normativa, che tuteli adeguatamente la sicurezza e la salute dei lavoratori è stata vinta da tempo.
Fuori dall’ipocrisia di circostanza e dalle bandiere ideologiche, è necessario riconoscere che il modello di business per la fornitura di servizi di consegna a domicilio dei pasti, non è compatibile con i contratti che regolano i rapporti di lavoro delle imprese industriali. Possiamo allora domandarci se in nome di un ideale astratto ideale di lavoro dipendente tutelato, sia opportuno interferire nella libertà dei singoli di decidere quanto, quanto e per quale compenso impiegare le proprie energie, tenendo presente che questa interferenza potrebbe portare danno sia agli individui che desideravano svolgere il lavoro, sia a quelli avrebbero voluto commissionarlo.
Insistere con l’ossessione dirigista di imporre regole troppo rigide a contesti nei quali trovano scarsa applicazione finisce con il danneggiare tutte le parti in causa: insistere con l’imposizione nei confronti delle imprese di food delivery dell’assunzione dei rider comporterà verosimilmente la loro chiusura privando i lavoratori della propria occupazione e i clienti di un servizio particolarmente utile in un momento in cui sussistono limitazioni alla circolazione legate alla pandemia.
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