Per tante troppe persone nel nostro paese (per non dire per tutti gli esponenti della cultura egemone) il primo maggio è la festa dei lavoratori protetti e, indirettamente, la celebrazione della ingiusta discriminazione verso coloro i quali non beneficiano di tali protezioni.
E’ la celebrazione retorica di una visione anacronistica del mondo dove la difesa del lavoro passa da assunzioni pubbliche e divieti al licenziamento dei privati considerando del tutto marginale l’idea che un lavoratore possa o debba in qualche misura essere capace di svolgere una qualche mansione utile.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti e le odiose conseguenze in termini di diseguaglianza e disparità di trattamento sono state amplificate dagli effetti della pandemia: alcuni lavoratori hanno visto addirittura migliorare le proprie condizioni economiche, in larga misura a causa della possibilità di lavorare a distanza, altri sono rimasti ai margini, esposti a rischi elevati per consentire agli altri di sopravvivere o semplicemente esclusi da un sistema concepito per proteggere chi è dentro e ignorare chi è all’esterno.
E’ necessario un capovolgimento della prospettiva per affrontare le sfide del mondo post pandemia. Il percorso di rilancio e ricostruzione di sistemi economici e sociali potrà realizzarsi compiutamente solo mobilitando tutte le competenze professionali disponibili e promuovendo un sistema di incentivi che privilegi l’innovazione e la proattività a scapito della conservazione e dell atteggiamento “si è sempre fatto così”.
Occorre allora superare il dualismo e la discriminazione ed istituire un sistema di garanzie universali, che coprano tutti i lavoratori, senza distinguere tra quelli che lavorano nella settore pubblico o in quello privato, tra quelli che hanno un inquadramento da dipendenti oppure operano come liberi professionisti.
Al fine di rendere il sistema equilibrato è necessario che alle tutele e garanzie corrispondano responsabilità individuali come ben esemplificato dal sistema danese nel quale l’assenza di vincoli alla possibilità di licenziare da parte delle imprese è bilanciata dai sussidi e dalle politiche attive del lavoro che consentono di affrontare con serenità la transizione da un impiego all’altro.
Per concludere, il modo migliore di celebrare la festa dei lavoratori è augurarsi di potere assistere a breve alla scomparsa di tutte le discriminazioni, dei trattamenti privilegiati e alla diffusione della consapevolezza che l’unico modo per tutelare gli interessi lavoratori consiste nell’aggiornare le loro competenze e capacità rendendoli sempre in grado di trovare un nuovo impiego nel caso quello precedente dovesse venir meno per qualsiasi motivo.
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