Estratto dal libro La Finanza in Soldoni disponibile in Ebook e Cartaceo su Amazon.
Tutto i discorsi fatti fino a questo punto in merito alla dinamica del debito e alla sua sostenibilità nel tempo si applicano in circostanze ordinarie. Eventi eccezionali, come la pandemia da Covid19 che ha indotto pesanti misure di contenimento nella maggior parte dei paesi del mondo, richiedono risposte fuori dall’ordinario e una tolleranza maggiore per le infrazioni alle regole vigenti in condizioni normali. Significa che in caso di emergenza è opportuno (oltre che giusto) che lo stato intervenga e che non si ponga problemi su quanto debito deve emettere per farlo.
In un editoriale pubblicato il 25 marzo 2020 sul Financial Times (approfondito nella terza parte di questo libro), l’ex presidente BCE, Mario Draghi ha scritto a chiare lettere che, a fronte del concreto pericolo che il tessuto economico rimanga danneggiato in modo permanente, i governi devono intervenire per sostenere le imprese e le famiglie senza preoccuparsi della crescita del debito pubblico. Perché nel corso di quest’emergenza si può derogare dalle regole abituali? Fino a quanto può durare questo periodo di grazia?
Dal punto di vista strettamente economico è ragionevole presuppore che il danno derivante da un mancato intervento dello stato sarebbe significativamente superiore ai costi dell’intervento stesso. Dunque il primo motivo che giustifica questa strategia (e la conseguente deroga alla regola di emettere possibilmente solo “debito buono”) è che si tratta della soluzione che arreca un danno minore alla collettività.
In secondo luogo è opportuno considerare che uno dei compiti che si prefiggono gli stati moderni è quello di proteggere gli individui dagli eventi negativi estremamente dannosi che avvengono a prescindere dalla loro volontà: vale per le calamità naturali e per altri eventi catastrofici come le pandemie. Dunque rientra a pieno titolo tra i compiti di uno stato intervenire in questo tipo di emergenza e qualunque considerazione in termini di sostenibilità del debito rischierebbe di rallentare e rendere meno efficace l’azione del governo in un momento molto delicato. Quali tipi di interventi rientrano in questa casistica? C’è il rischio che qualcuno possa approfittare della situazione?
Un gran numero di lavoratori ed imprese hanno dovuto sospendere la propria attività e ridurre drasticamente la propria libertà di muoversi, per ottemperare alle misure di sicurezza introdotte dai governi al fine di limitare la diffusione della malattia. L’intera economia rallenta fino quasi a fermarsi, perché ai mancati guadagni di chi non può lavorare vanno sommati quelli di chi, pur avendo continuato ad operare durante l’emergenza, ha visto ridursi drasticamente il proprio volume d’affari. Quest’ultima criticità permane oltre la fase più acuta della crisi sanitaria: anche quando le misure di Lockdown più stringenti vengono allentate, un elevato numero di persone continua a muoversi e consumare di meno, dunque tutti quelli che forniscono questo tipo di prodotti servizi si trovano di fronte una domanda ridotta e in qualche caso possono trovare non più conveniente continuare a svolgere la propria attività.
Dunque l’intervento dello stato deve essere volto a fornire supporto agli individui che non hanno potuto guadagnarsi da vivere nel periodo più duro e alle imprese che non hanno potuto operare. Per queste ultime va tenuto conto che oltre ai mancati guadagni ci sono dei costi che non dipendono dal volume dell’attività: lo stipendio ai dipendenti, l’affitto dei locali etc vanno pagati anche quando l’attività è ferma. Se il presupposto è aiutare chi ha subito dei danni è ovviamente plausibile che qualcuno ne approfitti incamerando i benefici messi a disposizione del governo anche se non presenta i requisiti previsti in termini di danni subiti.
Fermi restanti i doverosi controlli da effettuare e le opportune sanzioni per gli abusi riscontrati da comminare in una fase successiva, esiste un consenso abbastanza unanime in merito alla opportunità di concedere gli aiuti senza troppi controlli preventivi, almeno durante fase più acuta della crisi: la necessità di garantire un sostegno adeguato a tutti i soggetti bisognosi è superiore al rischio di qualche comportamento opportunistico che potrà essere individuato e sanzionato in seguito.
Chiarite quali sono le regole in circostanze normali e come si possa derogare ad esse nel corso della pandemia il nodo più importante rimane quando e come ritornare alla normalità.
In particolare, il profilo al quale prestare la massima attenzione riguarda:
- la verifica che i provvedimenti temporanei non siano prorogati oltre il necessario
- il controllo sulla fase di rilancio dell’economia per indirizzare le risorse disponibili verso impieghi che producano nel tempo crescita sufficiente a rendere il debito contratto per finanziare gli impieghi (circolo virtuoso e debito buono)
A questo proposito si evidenziano le criticità maggiori per il caso italiano.
Per decenni l’Italia ha elargito sussidi, bonus e altri altre forme di trasferimenti volti ad ottenere consenso di breve termine, come si fa a credere che “questa volta sarà diverso”? Come dar torto a chi teme che le misure di supporto che dovrebbero essere transitorie non saranno mantenute oltre la fase di emergenza e che le risorse che dovrebbero essere destinate al rilancio non verranno sprecate?
È questa la sfida che Draghi ha lanciato dal palco del Meeting di Rimini: l’Italia deve dimostrare di poter agire in modo diverso da quanto fatto in passato e lo deve soprattutto ai più giovani, perché è su di loro che graverà maggiormente il debito che in questi giorni viene contratto per contribuire al rilancio dell’economia.
Per riepilogare:
- Tutto il discorso sul debito pubblico, gli interessi da pagare e le condizioni di sostenibilità vale in circostanze normali
- Un evento eccezionale come la recente pandemia impone di sospendere temporaneamente l’applicazione delle regole ordinarie e l’attuazione di provvedimenti straordinari
- Per far fronte all’emergenza gli stati dovrebbero destinare al sostengo delle imprese tutte le risorse necessarie per evitare danni permanenti al tessuto economico del paese
- La sostenibilità del debito contratto per salvare il sistema produttivo non deve essere una preoccupazione immediata
- Nella fase più acuta dell’emergenza è tollerabile anche che alcun risorse vadano sprecate o che possa alimentare comportamenti opportunistici (Azzardo Morale)
- L’emergenza tuttavia non dura e non può durare per sempre, occorre vigilare sul fatto che:
- i provvedimenti temporanei non vengano prorogati oltre il necessario
- nel lungo termine ci siano le condizioni affinché il debito contratto in emergenza sia sostenibile
- I giovani pagheranno il prezzo delle nostre scelte presenti, di conseguenza
- caricarli di oneri eccessivi è ingiusto e moralmente deprecabile
- prima della pandemia è già avvenuto un vero e proprio “furto generazionale”
- se non si corregge la rotta il paese è destinato al fallimento
Note e Riferimenti:
Le cose che Draghi non ha detto (specie sugli Eurobond)
Un Meccanismo unico di sostegno all’economia,
Lettera aperta a un direttore di task force per il Recovery
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