Come abbiamo illustrato nei podcast precedenti i tassi di interesse sono in crescita e questo comporta che i nuovi finanziamenti saranno più onerosi e che le rate di chi ha contratto debiti a tasso variabile saliranno. In queste circostanze si sentono diffusi appelli ad accaparrarsi un tasso fisso prima che sia troppo tardi e talvolta una sensazione di urgenza e pressione ingiustificata.
Vale la pena ricordare alcuni concetti di base come la possibilità di rinegoziare i termini dei contratti di finanziamento, dunque non bisogna avere l’ansia di perdere l’affare del secolo e la opportunità di far coincidere le scelte di indebitamento con le reali esigenze individuali senza farsi influenzare troppo dall’andamento dei mercati e soprattutto senza perdere di vista la sostenibilità ossia la prospettiva di dimensionare gli impegni che si prendono in misura proporzionale alla propria capacità di tenervi fede.
Provando a tenere sempre il discorso in parole povere vediamo che differenza c’è tra il tasso fisso e il tasso variabile, concentrandoci sui mutui per l’acquisto di abitazioni che costituiscono il caso più frequente. Un mutuo a tasso fisso è un’operazione nella quale il tasso di interesse applicato al finanziamento rimane invariato per tutta la durata dell’operazione. Un mutuo a tasso variabile invece prevede l’applicazione di un tasso diverso per ciascun periodo (generalmente per ogni mese) che viene determinato aggiungendo una maggiorazione (lo spread) ad un tasso di riferimento pubblico e conoscibile da tutti (per l’Europa per esempio si usa l’EURIBOR).
Vi ricordo che “La Finanza in Soldoni” oltre al podcast è una newsletter, una serie di video e un libro edito per la collana Anteprima di Lindau disponibile nelle principali librerie e su Amazon e che è in lavorazione anche un nuovo libro dedicato ai ragazzi in cerca di un editore e di suggerimenti per la realizzazione.
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