Nei mesi estivi il podcast de la Finanza in soldoni cerca di essere più leggero auspicando di poter essere ascoltato anche dai luoghi di villeggiatura o nelle pause degli ultimi giorni di lavoro. Si propongono allora messaggi più semplici e in qualche caso meno legati all’attualità.
Partiamo allora con un messaggio molto semplice: le Crypto non sono valute.
Si fa troppo spesso confusione su questo tema e il marketing aggressivo di chi cerca di vendere questi strumenti strizzando l’occhio ai più giovani di certo non aiuta.
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Sono essenzialmente 3 i motivi per cui le cripto non sono valute.
- Perché non vengono utilizzate utilmente come intermediario negli scambi
- Perché non riescono a svolgere degnamente il ruolo di riserva di valore.
- Perché non si prestano ad essere usate come unità di conto.
Spieghiamo il primo punto: quanti rivenditori accettano bitcoin o altri cryptoasset come mezzo di pagamento? Perché degli strumenti che sono disponibili da molti anni, per gli standard delle nuove tecnologie non sono ancora largamente diffusi?
Uno dei motivi principali è che il valore di questi strumenti oscilla in modo molto ampio e con frequenza elevata: nessuno accetta come pagamento uno strumento che può perdere un quarto o un quinto del proprio valore nel giro di giorni se non di ore. Anzi il tema della stabilità del valore della moneta è così rilevante che nel tempo ci ha portato ad istituire il sistema delle banche centrali che ha come obiettivo principale quello di preservare il valore della moneta.
L’elemento importante da tenere a mente a questo proposito è che l’ideale dei crypto asset di essere indipendenti dalle autorità centrali è anche il loro principale elemento di fragilità perché ne rende il valore troppo variabile.
Se non vanno bene per per fare acquisti, qualcuno potrebbe pensare che i Crypto asset siano utlizzabili come riseva di valore o come elemento di diversificazione dei portafogli e alcuni investitori istituzionali hanno anche sperimentato questa possibilità. Ad oggi l’estrema variabilità di questi strumenti li rende più adatti a distruggere il valore che non a conservarlo. Inoltre, il fatto che di recente abbiano iniziato a muoversi in modo correlato con gli altri attivi rischiosi ne vanifica qualsiasi funzione in ottica di diversificazione.
Da ultimo rimane l’unità di conto. Perché non vediamo il prodotto interno di una nazione espresso in bitcoin? Perché quando si stima la dimensione di un mercato lo si fa in dollari o in euro? Per il solito problema della variabilità: se calcolo il Pil degli stati uniti in Bitcoin dovrei indicare a che data e a che ora ho fatto la misurazione perché successivamente il valore sarebbe molto diverso.
In sintesi: le crypto non sono valute perché il loro valore cambia troppo nel tempo e troppo di frequente e questo avviene perché il loro elemento fondante, l’assenza di una autorità centrale è anche il principale elemento di debolezza di questi strumenti.
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Vi ricordo che “La Finanza in Soldoni” oltre al podcast è una newsletter, una serie di video e un libro edito per la collana Anteprima di Lindau disponibile nelle principali librerie e su Amazon e che è in lavorazione anche un nuovo libro dedicato ai ragazzi in cerca di un editore e di suggerimenti per la realizzazione.
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