La pessima scelta politica di sospendere il vaccino AstraZeneca è stata purtroppo condivisa anche dal governo italiano. In assenza di una chiara indicazione da parte dei tecnici, sulla esistenza di possibili reazioni avverse, tanto frequenti e gravi da controbilanciare i benefici per la collettività della vaccinazione, si è deciso di sospendere la somministrazione del farmaco in via precauzionale.
Con un’azione concertata, alcuni governi europei, hanno deciso che rallentare di qualche giorno un processo, che già si stava sviluppando in modo tutt’altro che celere, era un prezzo da pagare accettabile pur di trasmettere alla cittadinanza un segnale di prudenza e di gestione oculata.
Non potremo mai sapere con esattezza quante morti saranno imputabili a questo ritardo. Quel che sappiamo con certezza è che non esiste una obiettiva valutazione costi benefici che suggerisca la sospensione come scelta razionale nell’interesse della collettività.
Esiste invece una chiara strategia politica, evidente in Italia più che negli altri paesi, volta ad accreditare lo stato come protettore di ultima istanza, in grado di decidere, in modo spesso arbitrario, quali attività sia consentito svolgere e quali vadano interrotte; un munifico signore che dispensa ai sudditi elemosine e ristori come risarcimento simbolico per averli privati della libertà senza addurre trasparenti e concrete motivazioni.
Spiace che il nuovo governo guidato da Mario Draghi non dimostri ancora segnali sostanziali di discontinuità rispetto a questa linea paternalistica e liberticida.
Possiamo augurarci che le conseguenze della sospensione siano limitate e che possano in parte essere compensate da una accelerazione successiva, specie in paesi come l’Italia dove sussistono significativi margini di miglioramento nel processo di somministrazione dei vaccini.
Resta tuttavia il punto di principio e la sconfitta di carattere culturale.
Tutte le volte che affidiamo all’arbitrio del regolatore centrale una distribuzione di risorse che si sarebbe potuta lasciare alla libera interazione degli individui il benessere della collettività diminuisce.
Esiste un numero significativo di italiani che possiede competenze statistiche e informazioni sufficienti per decidere in piena coscienza di sottoporsi al vaccino mentre gli altri ci pensano e i politicanti inscenano la farsa della precauzione perché impedirgli l’accesso a un farmaco che potrebbe risparmiargli infermità, sofferenze e in ultima istanza anche la morte?
L’emergenza ha evidenziato alcune fragilità strutturali dei sistemi democratici: dobbiamo resistere al canto delle sirene della politica paternalista e alla tentazione fatale di concedere quote sempre maggiori di libertà individuale a fronte di una protezione che finirà per rivelarsi del tutto illusoria
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