Un editoriale recente dell’Economist fa il punto sull’andamento dell’economia mondiale analizzando le rilevazioni di alcuni indicatori ad alta frequenza. Il risultato, per il momento permangano prospettive di crescita anche se inferiore a quanto ipotizzato in precedenza.
Se definiamo come recessione mondiale un calo anno su anno del pil pro-capite, a partire dal 1900 fenomeni di questo genere si sono verificati in media con una frequenza di una volta ogni 10 anni. Nel 2020 abbiamo assistito al crollo più rilevante dalla fine della seconda guerra mondiale e al momento sussistono ci sono diversi fattori di preoccupazione in merito alla possibilità che possa verificarsi una nuova recessione globale già quest’anno.
E’ ovviamente possibile che la situazione possa peggiorare, in particolare nel caso in cui la Russia limitasse o chiudesse le forniture del gas all’Europa; la Cina inasprisse ulteriormente le restrizioni ed se le banche centrali fossero costrette ad aumentare i tassi di interesse più velocemente di quanto attualmente previsto. Inoltre, secondo gli analisti di JP Morgan storicamente tensioni sul mercato del lavoro come quelle osservate oggi sono sempre state seguite da una recessione. Stando alle analisi dell’economist, almeno per il momento, la dodicesima recessione globale dal 1900 non dovrebbe essere ancora iniziata.
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